Crisi del lavoro in Puglia, Cgil: 11mila senza sostegno

Da sinistra verso destra Michele Capriati Economista Uniba e Gigia Bucci segretaria generale Cgil Puglia

Cgil Puglia denuncia l’emergenza: scadenza degli ammortizzatori, crisi di precarietà e povertà che richiedono interventi urgenti

di Antonio Portolano

Un futuro incerto per migliaia di lavoratori

BARI – In Puglia, il 2025 segnerà la scadenza degli ammortizzatori sociali per oltre 11mila lavoratori, lasciando molte famiglie senza certezze sul futuro. La regione, già colpita da alti livelli di precarietà lavorativa e salari bassi, è oggi al centro di un dibattito urgente su come invertire questa tendenza e creare opportunità dignitose.

Precarietà e salari bassi, il cuore della crisi

Il mercato del lavoro pugliese si caratterizza per una prevalenza di contratti a breve termine, con il 14% dei rapporti cessati nel 2023 durati meno di tre giorni. Questa instabilità incide gravemente sulle condizioni sociali ed economiche dei lavoratori, rendendo difficile pianificare il futuro, accedere a mutui o affrontare spese impreviste, alimentando un circolo vizioso di precarietà e insicurezza. Settori come agricoltura, turismo, commercio e servizi alla persona, che rappresentano il 75% dei contratti attivati, sono intrinsecamente stagionali e caratterizzati da salari al di sotto della media.

Secondo Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia, «questo non è lavoro, questa non è vita». La regione detiene il triste primato del più alto tasso di povertà relativa in Italia, con il 26,9% della popolazione che vive in condizioni di difficoltà economica, contro una media nazionale del 14,5%.

Emigrazione giovanile e spopolamento

Negli ultimi vent’anni, circa 550mila pugliesi hanno lasciato la regione, cercando opportunità migliori in altre aree del Paese o all’estero. Le principali destinazioni includono le regioni del Nord Italia, come Lombardia ed Emilia-Romagna, ma anche paesi esteri come Germania e Regno Unito, attratti da salari più alti e prospettive di carriera più stabili. Questa migrazione è spesso dettata dalla mancanza di opportunità nel settore manifatturiero e dall’assenza di investimenti che valorizzino le competenze dei giovani pugliesi. Questa fuga demografica è un ulteriore sintomo di una precarietà che diventa esistenziale, spingendo soprattutto i giovani a emigrare per trovare un lavoro che valorizzi le competenze acquisite.

L’economista Michele Capriati ha sottolineato come l’assenza di un settore manifatturiero robusto stia penalizzando la Puglia. «Il manifatturiero è fondamentale per trainare innovazione tecnologica, aumentare la qualità del lavoro e migliorare i salari», ha spiegato.

Un momento della conferenza stampa a Bari

Le responsabilità delle politiche nazionali

La manovra di bilancio del governo, secondo la Cgil, non è stata all’altezza delle esigenze del Sud. A titolo di confronto, regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna hanno beneficiato di piani di investimento mirati al rafforzamento del tessuto produttivo, mentre nel Mezzogiorno si registra una carenza di strategie analoghe, aggravando il divario economico. L’extra gettito derivante dall’Irpef non è stato destinato a sostenere lo sviluppo economico e il recupero salariale. «Si precarizza ulteriormente il mercato del lavoro, si arretrano le protezioni sociali e si ostacola il recupero salariale rispetto all’inflazione», ha dichiarato Gigia Bucci.

Le proposte della Cgil per la Regione Puglia

La Cgil Puglia ha avanzato diverse proposte per affrontare la crisi, a partire da una riforma delle politiche attive del lavoro.

Tra le iniziative suggerite, spiccano:

  • Una revisione dei fondi europei per rafforzare il connubio tra ammortizzatori sociali e formazione, attraverso un piano che concentri le risorse su programmi di riqualificazione professionale mirati ai settori in crescita, come il manifatturiero avanzato e le tecnologie digitali. La distribuzione dei fondi dovrebbe essere accompagnata da un monitoraggio rigoroso per garantire l’efficacia degli interventi e l’adattamento alle esigenze specifiche del mercato locale.
  • Un maggiore protagonismo dell’Arpal, l’agenzia regionale per il lavoro, per favorire il reinserimento lavorativo.
  • La creazione di un’agenzia regionale di scouting per attrarre investitori, valorizzando le competenze locali tramite un sistema certificato di libretto formativo.

«È necessario un protocollo sugli appalti che tuteli i salari, limiti i subappalti e rispetti i contratti più rappresentativi», ha aggiunto Bucci, sottolineando l’importanza di politiche industriali coordinate tra Regione e governo.

Mobilitazione e futuro

La Cgil ha annunciato una mobilitazione in primavera, con una campagna referendaria su temi come il lavoro precario, la sicurezza e i diritti di cittadinanza. I cinque quesiti approvati includono proposte per contrastare l’abuso dei contratti a termine, rafforzare le tutele nei luoghi di lavoro, garantire un salario minimo legale, migliorare la sicurezza sul lavoro e introdurre norme più inclusive per la cittadinanza, con particolare attenzione ai figli di immigrati residenti in Italia.

Il tempo stringe, ma con politiche coraggiose e interventi mirati, la Puglia potrebbe trasformare la sua precarietà lavorativa in un modello di sviluppo sostenibile.