Il nuovo nomenclatore tariffario minaccia la sostenibilità dei laboratori di analisi convenzionati e il futuro della professione
di Antonio Portolano
I biologi italiani si trovano di fronte a una crisi senza precedenti. Il decreto ministeriale del 25 novembre 2024, che aggiorna il nomenclatore delle prestazioni specialistiche, sta mettendo a rischio l’equilibrio economico dei laboratori convenzionati, con pesanti conseguenze sia per i professionisti che per i pazienti. Marco Giaimis, presidente dell’Associazione dei Biologi Italiani e dei Futuri Biologi (ABIFB) e Consigliere regionale dell’Ordine dei Biologi della Puglia e della Basilicata (OBPB), ha espresso il suo pieno sostegno all’appello lanciato dal Presidente OBPB, Maurizio Durini.

Il nuovo nomenclatore tariffario e i suoi effetti devastanti
Come evidenziato da Maurizio Durini nella sua lettera, il nuovo nomenclatore delle prestazioni ambulatoriali e protesiche, in vigore dal 30 dicembre 2024, presenta numerose criticità. «Il nuovo tariffario», spiega Durini, «risulta insostenibile dal punto di vista economico, perché costringerebbe i laboratori analisi convenzionati a erogare i propri servizi a costi inferiori a quelli di produzione».
La situazione non è solo preoccupante per la tenuta finanziaria dei laboratori, ma anche per il servizio pubblico. «Il rischio concreto», aggiunge Durini, «è che i pazienti, soprattutto quelli meno abbienti, non riescano più ad accedere a esami fondamentali, con un inevitabile aumento delle liste d’attesa nelle strutture pubbliche».
Un impatto grave su professionisti e occupazione
Durini evidenzia come le tariffe previste siano al di sotto dei costi medi di produzione per ben 58 prestazioni essenziali. Questo potrebbe portare alla chiusura di numerose strutture, con un grave impatto sull’occupazione. «La nostra principale preoccupazione», scrive Durini, «è per la tenuta occupazionale della categoria. Parliamo di biologi, patologi clinici, microbiologi, genetisti, professionisti di altissimo livello che la nostra Regione non può permettersi di perdere».

Una soluzione possibile: il ruolo delle Regioni
Nonostante la drammaticità della situazione, esiste una via d’uscita: l’intervento delle Regioni. Durini propone che queste integrino le tariffe con fondi propri, come già fatto in Lombardia ed Emilia-Romagna. «Anche le Regioni soggette a piani di rientro», sottolinea, «hanno ora la possibilità di intervenire con proprie risorse. Ignorare questa opportunità sarebbe devastante per il mondo della diagnostica convenzionata».
Il supporto di Giaimis: «Una categoria essenziale per il SSN»
Marco Giaimis si schiera con forza al fianco di Durini, sottolineando l’importanza dei biologi laboratoristi per il Servizio Sanitario Nazionale. «Questa categoria ha servito il SSN con serietà, competenza e spirito di sacrificio, soprattutto durante la pandemia. Non possiamo permettere che una professione di tale valore venga spazzata via», afferma Giaimis.

La lettera di Durini richiama l’attenzione sul ruolo cruciale che i biologi svolgono nel mosaico delle professioni sanitarie. «Senza un rapido intervento correttivo», conclude, «si rischia di eliminare dalla scena sanitaria una categoria fondamentale, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica».
Un appello per salvare i biologi e la diagnostica
L’appello di Durini e il sostegno di Giaimis rappresentano una richiesta chiara e urgente alle istituzioni. È essenziale intervenire per garantire che i biologi possano continuare a contribuire al SSN come professionisti o titolari di imprese. La posta in gioco è alta: salvaguardare una professione che ha sempre offerto un contributo generoso alla salute pubblica significa tutelare il diritto dei cittadini a servizi diagnostici di qualità e accessibili.