La necropoli di Torre Guaceto rivive con TAC e “gemelli digitali”

Torre Guaceto l'area degli scavi della necropoli vista dall'alto

Un progetto da un milione di euro tra archeologia e tecnologia per riscoprire una civiltà antica, un viaggio nella Tarda Età del Bronzo

di Antonio Portolano

BRINDISI – Immaginate di viaggiare indietro nel tempo, fino alla Tarda Età del Bronzo, e di poter vedere e comprendere ogni aspetto della vita di una civiltà antica: chi erano, cosa mangiavano, come vivevano e quali malattie affliggevano gli uomini e le donne di quella comunità millenaria. Grazie alla collaborazione tra archeologi e tecnologi, tutto questo non è più solo un sogno. Il progetto in corso presso la necropoli a cremazione di Torre Guaceto, situata nel cuore della Riserva Naturale dello Stato e Area Marina Protetta, promette di riportare alla luce usi, costumi, e storie di vita di un popolo che abitava la Puglia migliaia di anni fa.

Una ricostruzione della necropoli di Torre Guaceto (immagine generata con Dall-E)

Un progetto straordinario che riporta in vita la necropoli di Torre Guaceto

Al centro di questo straordinario progetto c’è l’uso della tecnologia TAC, uno strumento che ha rivoluzionato il campo medico e che, oggi, è utilizzato per svelare i segreti di un’antica necropoli. L’applicazione delle tecniche più avanzate di diagnostica per immagini permette di esplorare e analizzare i resti umani antichi e gli oggetti di corredo trovati all’interno delle urne, con un livello di dettaglio senza precedenti. Non si tratta solo di studiare le ossa per identificare il sesso o l’età del defunto: la TAC consente di ricostruire interamente la vita di una comunità perduta, dalla dieta quotidiana alle malattie che la affliggevano, dalle relazioni sociali agli stili di vita.

Una scoperta che trasforma la storia

La necropoli a cremazione di Torre Guaceto fu scoperta per caso qualche anno fa, dopo una violenta mareggiata che portò alla luce le prime tombe lungo una spiaggia interna della riserva. Le prime indagini archeologiche, condotte nel 2019, hanno subito dimostrato l’importanza di questa scoperta: una delle rare necropoli a cremazione del periodo protostorico, databile tra il XIV e l’XI secolo a.C., che poteva rivelare informazioni essenziali sulla civiltà dell’Età del Bronzo in Italia. Da allora, gli scavi hanno portato alla luce ben 108 tombe, con urne funerarie contenenti resti umani cremati, oggetti di corredo in bronzo e ambra, oltre a segni di riti funerari che forniscono informazioni preziose sul contesto sociale e religioso di questa antica comunità.

Torre Guaceto, Spiaggia delle conchiglie, scavi in corso

Le tombe, accuratamente deposte in pozzetti scavati nella roccia, erano spesso segnate da cippi litici. All’interno delle urne, i resti combusti del defunto sono stati ritrovati insieme a spilloni, fibule, pinzette e ornamenti in bronzo. Grazie alla combinazione tra l’analisi dei resti vegetali, utilizzati per le pire funerarie, e lo studio delle ossa, gli archeologi possono ricostruire in modo preciso non solo i riti di sepoltura, ma anche l’ambiente naturale dell’epoca e l’interazione tra l’uomo e il paesaggio circostante.

Una convenzione che unisce scienza e archeologia

L’iniziativa è resa possibile grazie a una convenzione triennale che unisce l’Università del Salento, l’Isbem, il Cetma e la Asl Brindisi. Si tratta di una collaborazione multidisciplinare senza precedenti, che riunisce archeologi, esperti di diagnostica per immagini e tecnologi per studiare e valorizzare la necropoli. Questa è la prima volta che una Asl in Puglia si impegna in un progetto di archeologia medica, utilizzando le tecniche avanzate della TAC per esplorare un sito archeologico.

Gli attori principali della convenzione

Maurizio De Nuccio, direttore generale della Asl Brindisi, ha espresso tutto il suo entusiasmo: «Siamo orgogliosi di essere la prima Asl in cui parte un progetto così innovativo. Grazie allo studio delle ossa, potremo non solo comprendere come vivevano queste persone migliaia di anni fa, ma anche capire se ci sono state epidemie o malattie particolari che potrebbero fornirci nuove indicazioni dal punto di vista medico. Il nostro contributo va ben oltre l’obbligo sociale: questo progetto unisce l’assistenza sanitaria e la ricerca scientifica in un modo totalmente nuovo».

L’importanza dei “gemelli digitali”

Uno degli aspetti più innovativi del progetto è la creazione di “gemelli digitali” dei reperti archeologici. Grazie alla TAC multistrato, le urne e i resti all’interno possono essere digitalizzati in 3D con una precisione altissima. Questi modelli tridimensionali, elaborati dal Cetma, non sono solo documenti scientifici di inestimabile valore, ma permettono di “manipolare” virtualmente i reperti senza alcun rischio di danneggiarli.

Come ha spiegato Italo Spada, direttore del Dipartimento Design e New Media del Cetma: «Traduciamo i dati scientifici in storie che raccontano la vita e i costumi delle civiltà che abitavano Torre Guaceto. I modelli 3D che realizziamo potranno essere utilizzati sia per studi futuri, sia per la fruizione del patrimonio archeologico in modalità interattiva e immersiva, grazie alla realtà virtuale e aumentata. Gli esperti potranno analizzare i reperti da ogni angolazione, mentre il pubblico potrà vivere un’esperienza coinvolgente che lo trasporterà nel passato».

Torre Guaceto, archeologi a lavoro sul sito

Un milione di euro per far rivivere la storia

Il progetto di Torre Guaceto è sostenuto da un investimento di un milione di euro, un finanziamento che riflette la rilevanza scientifica e culturale di questa iniziativa. La convenzione triennale tra Università del Salento, Isbem, Cetma e Asl Brindisi è un esempio di come la collaborazione tra istituzioni diverse possa produrre risultati straordinari. La TAC dell’ospedale Perrino di Brindisi, con le sue tecnologie all’avanguardia, gioca un ruolo centrale nello studio delle urne funerarie e dei resti contenuti, permettendo di analizzare ogni dettaglio senza danneggiare i preziosi reperti.

L’obiettivo finale del progetto è ambizioso: non solo ricostruire la vita di ogni singolo individuo sepolto nella necropoli, ma tracciare un quadro completo della civiltà che popolava Torre Guaceto migliaia di anni fa, svelando dettagli su dieta, malattie, relazioni sociali e struttura della comunità.

Una scoperta nata dal mare

Le indagini archeologiche a Torre Guaceto hanno rivelato la presenza di una civiltà complessa, con una forte attenzione ai rituali funerari. Le analisi dei resti vegetali, combuste nelle pire funerarie, permettono di ricostruire il tipo di legno utilizzato, rivelando informazioni sull’ambiente naturale e sull’ecosistema della zona in epoca antica. La scoperta di oggetti di corredo in bronzo, come armille e rasoi, ha fornito indizi preziosi sulla stratificazione sociale: la maggior parte delle tombe ritrovate appartiene a donne, spesso accompagnate da ornamenti elaborati, mentre tra gli uomini solo quelli di un certo rango possedevano oggetti come il rasoio ritrovato in una tomba maschile.

L’estrazione di una urna dopo gli scavi

Dichiarazioni che sottolineano l’importanza del progetto

Eluisa Muscogiuri, direttore della Radiodiagnostica dell’ospedale Perrino e responsabile della gestione scientifica della convenzione, ha spiegato l’importanza della TAC per questo tipo di studi: «Questo è un lavoro completamente nuovo per noi. Le nostre TAC multistrato, dotate di software di intelligenza artificiale, ci permettono di acquisire immagini dettagliate delle urne, analizzandone il contenuto con precisione. È un processo non invasivo che ci consente di scoprire i segreti di queste tombe senza danneggiare nulla».

Anche Francesca Riccio, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per Brindisi e Lecce, ha elogiato l’innovazione del progetto: «Questa esperienza è straordinaria e potrà essere replicata in altri settori. Le indagini sui resti di Torre Guaceto aggiungono tasselli fondamentali alla nostra comprensione della vita in epoca protostorica. La necropoli, che oggi fa parte del sito UNESCO Via Appia Regina Viarum, è un esempio di come la collaborazione interistituzionale possa valorizzare il patrimonio culturale del territorio».

Un modello per il futuro della ricerca

Il professor Teodoro Scarano, direttore dello scavo, ha sottolineato l’importanza scientifica di queste indagini: «La possibilità di effettuare scansioni TAC sulle urne ci permette di preparare il microscavo con una precisione eccezionale. In una delle urne scansionate abbiamo scoperto un’eccezionale quantità di ossa in ottimo stato di conservazione, accompagnate da ornamenti femminili in bronzo. Il microscavo ci consentirà di esplorare ulteriormente questi reperti, ma già ora i gemelli digitali rappresentano una documentazione preziosa per studi futuri».

Il professore Teodoro Scarano mostrra la prima scansione con la Tac eseguita a Brindisi

Cetma e il futuro della valorizzazione digitale

Italo Spada del Cetma ha ribadito come la tecnologia possa rivoluzionare la fruizione del patrimonio archeologico: «Grazie ai modelli 3D, chiunque potrà esplorare virtualmente la necropoli, osservando da vicino reperti antichissimi senza rischiare di danneggiarli. Stiamo creando contenuti digitali accessibili sia agli esperti che al grande pubblico, rendendo la storia di Torre Guaceto viva e fruibile in modo interattivo».

L’ASL Brindisi pioniera in archeologia medica

Alessandro Distante, direttore dell’Isbem, ha elogiato il progetto: «Una Asl moderna non può limitarsi solo all’assistenza sanitaria. Deve investire nella ricerca scientifica e nella formazione. Questo progetto, che unisce scienza medica e archeologia, dimostra come possiamo innovare il nostro approccio alla sanità, rendendolo sostenibile e orientato al futuro».

Da sinistra verso destra Rocky Malatesta e Teodoro Scarano con le urne scoperte

Gli scavi continuano: nuove scoperte in arrivo

Le operazioni di microscavo continueranno nei prossimi mesi, e con esse le attività di restauro dei reperti ritrovati, tra cui vasellame e ornamenti in bronzo. Ogni nuova scoperta aggiungerà tasselli importanti alla ricostruzione della vita di una civiltà scomparsa, confermando Torre Guaceto come uno dei siti archeologici più rilevanti del Mediterraneo.

Un progetto che guarda al futuro

Il progetto di Torre Guaceto non è solo un’iniziativa archeologica, ma una dimostrazione di come tecnologia, scienza e passione possano riportare in vita il passato. Grazie alla TAC e ai “gemelli digitali”, la necropoli non sarà più solo una testimonianza silenziosa di un’epoca lontana, ma diventerà una finestra sul mondo antico, accessibile a tutti. Un esempio straordinario di come la tecnologia possa trasformare la nostra comprensione della storia, rendendo il passato vivo e tangibile per le generazioni future.

Clicca qui per seguire vedere la diretta video della conferenza stampa di presentazione della convenzione: https://www.facebook.com/100064937550071/videos/1470775946954951https://www.facebook.com/100064937550071/videos/1470775946954951