Referendum Cgil, da Brindisi la grande sfida sul lavoro

L'Assemblea delle assemblee della Cgil di Puglia a Brindisi

Mai prima. L’«Assemblea delle assemblee» della Cgil Puglia, riunita a Brindisi. Oltre 400 delegati per cinque referendum

di Antonio Portolano

BRINDISI – Mai prima. L’«Assemblea delle assemblee» della Cgil Puglia si era riunita a Brindisi. Eppure, proprio qui, tra le contraddizioni di un territorio segnato da crisi industriali e dal silenzio della politica, più di quattrocento tra segretari generali, delegati e delegate hanno deciso di dare il via a una mobilitazione che punta dritta al cuore dei problemi del Paese. L’obiettivo è ambizioso: portare milioni di cittadini alle urne per sostenere cinque referendum che vogliono rilanciare la dignità del lavoro, tutelare i diritti fondamentali e restituire centralità alla partecipazione democratica.

La voce di Gigia Bucci: «Il voto è la nostra rivolta»

«Abbiamo scelto Brindisi perché è tra i territori più colpiti dalle crisi industriali che attraversano la nostra regione», ha dichiarato Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia. Lo ha fatto in una sala gremita dell’Autorità portuale, dove i volti delle delegate e dei delegati raccontavano storie di contratti precari, stabilimenti dismessi e un futuro incerto. «Qui la crisi non è soltanto economica: è la crisi di un modello produttivo che dismette impianti e posti di lavoro, mentre la politica resta a guardare e le multinazionali puntano solo al profitto. Noi non possiamo accettarlo. Il voto è la nostra rivolta».

Gigia Bucci segretaria generale Cgil Puglia

Questo richiamo alla “rivolta democratica” ha acceso gli animi. Un invito forte, che punta a trasformare la rabbia e la frustrazione in una partecipazione attiva, capace di cambiare realmente le regole del gioco. «Se non votiamo, se non ci impegniamo in prima persona, chi difenderà il nostro diritto a un lavoro stabile e dignitoso?», ha chiesto Bucci, lanciando la sfida a un pubblico pronto a raccoglierla.

L’intervento di Di Cesare: Brindisi, un laboratorio di riscatto

A fare gli onori di casa Massimo Di Cesare, segretario generale della Cgil Brindisi, che ha posto subito l’accento sulla storia collettiva e i valori fondanti del sindacato: «Il 2025 segna l’80º anniversario della Liberazione. La libertà non è una parola astratta, ma una pratica quotidiana. È il diritto di lavorare con dignità, di non subire ricatti salariali, di poter progettare un futuro. Qui a Brindisi vogliamo costruire un laboratorio di riscatto collettivo. Cinque referendum per riappropriarci del nostro destino».
Di Cesare ha ricordato come il territorio sia stato investito da continue ondate di crisi: grandi aziende che abbandonano gli impianti, migliaia di lavoratori che si ritrovano disoccupati o costretti ad accettare impieghi precari, in una spirale che impoverisce le famiglie e l’intera comunità. «Ogni anno circa ventimila persone lasciano la nostra terra» ha sottolineato. «Siamo stanchi di strategie temporanee e di ammortizzatori che finiscono per creare ulteriore incertezza. Ci servono politiche industriali coraggiose, investimenti reali e un piano per il rilancio del Sud. Non possiamo più tollerare l’assenza di prospettive».

L’intervento del segretario generale della Cgil di Brindisi Massimo di Cesare

Cinque referendum per cambiare il Paese

Cuore pulsante di questa mobilitazione sono i cinque quesiti referendari che, tra aprile e giugno, chiameranno gli italiani alle urne. Secondo la Cgil, costituiscono la chiave per invertire la rotta, ridare forza ai diritti collettivi e combattere la precarietà. Il primo si prefigge di fermare l’abuso dei contratti a termine e dei voucher, il secondo di garantire più sicurezza sui luoghi di lavoro, il terzo di ripristinare le tutele contro i licenziamenti illegittimi, il quarto di riconoscere piena cittadinanza a chi nasce, vive e lavora in Italia, e il quinto di sostenere la stabilità occupazionale e i salari dignitosi.
«Abbiamo raccolto oltre due milioni di firme» ha rimarcato Bucci. «Un segnale che la gente ha voglia di partecipare e di cambiare. Ma non basta aver firmato: dobbiamo trasformare quella partecipazione in voto. Perché se non arriviamo a coinvolgere milioni di persone, le leggi inique non verranno cancellate e la precarietà resterà la norma».

Un urgente appello alla partecipazione

L’assemblea di Brindisi ha offerto uno spaccato di ciò che accade in tutta la Puglia. Da Foggia a Taranto, passando per Bari e Lecce, la precarietà è una condizione che accomuna tantissimi lavoratori. Non si tratta solo di contratti brevi o “usa e getta”, ma anche di tutele inesistenti per chi resta fuori dal mercato del lavoro. «Oltre 11.000 persone perderanno la copertura degli ammortizzatori sociali entro il 2026» ha sottolineato Bucci. «Nel frattempo, l’industria chiude o ridimensiona gli impianti, e la politica sembra sonnecchiare».
Di Cesare non ha nascosto la durezza della sfida: «Rilanciare l’economia in un territorio segnato da anni di crisi non è semplice. Ma la Cgil c’è, e non smetterà di premere su istituzioni e imprese. Organizzeremo assemblee, presìdi e momenti di confronto ovunque sia possibile. Solo così potremo trasformare la rabbia in un progetto, lo scoraggiamento in speranza».

Il tavolo con i segretari della Cgil

Il giuslavorista Bavaro, un sostegno giuridico essenziale

Tra i protagonisti che hanno contribuito alla definizione dei quesiti referendari c’è anche Vincenzo Bavaro, giuslavorista dell’Università di Bari e membro della consulta giuridica nazionale della Cgil. Bavaro ha fornito un sostegno tecnico cruciale. Il suo lavoro, insieme a quello di altri esperti, ha permesso di tradurre le esigenze dei lavoratori in quesiti concreti e legalmente solidi.
«Il valore aggiunto di questa campagna» ha spiegato Bucci, «è anche la competenza di chi ha studiato a fondo le normative, individuando i punti critici e le possibili soluzioni. Così i referendum non sono semplici slogan, ma strumenti concreti per riscrivere regole più giuste».

La sfida di Barbaresi: 25 milioni di persone al voto

A concludere l’assemblea ci ha pensato Daniela Barbaresi, segretaria nazionale Cgil, che ha spinto sull’acceleratore della partecipazione. «Portare 25 milioni di cittadini al voto è una sfida enorme, ma necessaria» ha detto con fermezza. «Se accettiamo che la precarietà diventi la regola, che i salari restino da fame, che la sicurezza sul lavoro sia un lusso, stiamo rinnegando la Costituzione. E allora dobbiamo agire, ciascuno nel proprio ruolo. È una battaglia collettiva, che richiede coraggio e organizzazione».
Secondo Barbaresi, l’impegno della Cgil non si esaurirà nell’assemblea brindisina: «Abbiamo scelto di partire da un luogo simbolico per far capire che i territori più colpiti non sono condannati all’irrilevanza. Qui ci sono persone che ogni giorno si rimboccano le maniche e chiedono solo di essere ascoltate. Il voto è la nostra rivolta, e la Costituzione è l’arma più potente che abbiamo».

Daniela Barbaresi, segretaria nazionale Cgil

Verso un futuro di dignità e giustizia

L’energia che si è respirata nell’Autorità portuale di Brindisi ha qualcosa di contagioso. Sguardi di intesa, abbracci e applausi hanno suggellato un impegno che non si fermerà ai proclami di un giorno. Nei prossimi mesi, la Cgil Puglia organizzerà centinaia di incontri, volantinaggi e comitati, con l’obiettivo di far conoscere i quesiti e convincere i cittadini ad andare alle urne. «Non possiamo fallire» ha ribadito Di Cesare. «Questa terra ha già pagato un prezzo elevatissimo. I referendum sono un’occasione storica per ridare dignità a chi lavora e per dire basta alle divisioni. Vogliamo unire, non separare».
Bucci ha poi messo l’accento sul valore simbolico di Brindisi, definendola «la frontiera tra il possibile e l’impossibile». «Quando nessuno si aspettava che la città potesse ospitare un evento di tale portata, noi lo abbiamo fatto. Perché crediamo nel cambiamento. E se riparte Brindisi, se riparte la Puglia, riparte l’Italia intera».

Dare voce ai giovani e alle donne

Un tema più volte sottolineato dai delegati è la necessità di dare voce alle categorie che più subiscono la precarietà. I giovani, stretti fra contratti brevi e stipendi insufficienti, e le donne, spesso costrette a lavorare in condizioni ancora più fragili. «La verità è che le nuove generazioni non vedono prospettive» ha osservato Di Cesare. «E se non si sente il loro grido, rischiamo di perdere risorse preziose per il futuro del Paese».
Lo stesso discorso vale per le donne, come ha ricordato Bucci: «Abbiamo una situazione in cui il tasso di occupazione femminile è ancora bassissimo, e la precarietà colpisce in modo particolare chi ha necessità di conciliare lavoro e famiglia. Questo è il momento di invertire la tendenza, di investire davvero nella parità di genere. E i referendum possono dare un contributo in questa direzione, obbligando il legislatore ad assumersi le proprie responsabilità».

Un momento dell’Assemblea

Un nuovo patto sociale: dall’assemblea alla piazza

Brindisi non è solo un palco, ma un punto di partenza. Le prossime tappe prevedono un calendario serrato di incontri con i lavoratori, le scuole, le università e le associazioni locali. Ci saranno momenti di approfondimento tecnico, dibattiti aperti e performance artistiche che racconteranno la precarietà e il riscatto in modo coinvolgente.
«Non vogliamo restare chiusi nei luoghi di rappresentanza tradizionali» ha spiegato Di Cesare. «Fare sindacato oggi significa stare tra la gente, ascoltare, imparare, proporre soluzioni. Il referendum è anche uno strumento per creare un nuovo patto sociale, in cui il lavoro torni a essere un diritto e non un privilegio. E per farlo abbiamo bisogno di ogni singola persona».

La platea dei delegati

Ripartire da Brindisi con una nuova speranza

Alla fine dei lavori, restano impresse le parole di Bucci: «Mentre loro dividono, noi uniamo. Da questo luogo di frontiera, vogliamo lanciare un messaggio forte: il lavoro è dignità, e la dignità non ha prezzo. Per questo, il voto è la nostra rivolta». Un concetto ribadito con chiarezza da Barbaresi, che ha parlato di “scossa democratica”: «Ogni volta che ci arrendiamo, ogni volta che non votiamo o pensiamo di non contare nulla, diamo ragione a chi vuole un Paese diviso tra pochi garantiti e tanti esclusi. Noi invece vogliamo un Paese solidale, in cui nessuno rimanga indietro».
Così, mai prima, Brindisi ha ospitato una chiamata all’azione così grande e sentita. La Cgil, attraverso la sua “assemblea delle assemblee”, non ha semplicemente denunciato le ingiustizie, ma ha proposto una via d’uscita concreta: i referendum come espressione popolare, il voto come scelta di cambiamento. Se da questa città partirà davvero una nuova stagione di diritti e dignità, lo scopriremo nei prossimi mesi. L’unica certezza, per ora, è che nulla sarà più come prima.

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